midnight's dream

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    1. LA CHIAMATA


    La Madre ti si rivela in sogno, invitandoti a raggiungere le tue Sorelle. Dove si svolgerà il Sabba? Cosa porterai con te?





    La notte è così silenziosa che riesco a percepire il battito del mio stesso cuore, un tamburo nel petto che mi ricorda che, nonostante tutto, sono sempre viva. Se di vita si può parlare, suppongo. La luca della luna piena filtra tra le travi del soffitto e dalle finestre, illuminando l'area di una luce fredda, tetra. La stalla odora di sterco di cavallo, la spiacevole conseguenza del lavoro che avrei dovuto compiere in giornata, ma che non ho avuto il tempo di portare a termine.
    Le giornate si ripetono nella più completa monotonia. Mio nonno pretende di non vedermi a meno che non abbia ordini da impartirmi, e nessun altro nel mio villaggio mi rivolge la parola. Nessuno vuole parlare con la stramba del fuoco, quella che ha dato fuoco alla chiesa, al carro del signor Pitzburg e, non dimentichiamoci, ad Edward Newton.
    Quel bastardo di Ed Newton, penso, ma questa la racconterò un'altra volta.
    Gli altri pensano che io abbia un problema mentale, un'ossessione con le fiamme che guizzano e che prendono terreno nell'erba secca dell'estate, ma non sanno che la radice del problema è molto più fisica.
    Avevo undici anni quando, dopo la morte di mia madre, mio padre mi mollò a casa del nonno. Lasciò il villaggio e non di fece più vedere. Ne avevo appena compiuti dodici quando un paio di occhi bianchi mi hanno guardato da dentro le fiamme del camino. Non so cosa mi successe in quel momento, cosa scattò dentro di me, ma quando allungai la mano il fuoco si aprì come le fauci di una bestia e mi morse. Non ci sono cicatrici evidenti, ma tutto quel giorno cambiò.
    Le scintille scoppiano tra le mie dita, le fiammelle mi guizzano nei palmi, e quando starnutisco sento nel naso un forte odore di cenere. Non mi arrabbio spesso, ma il fuoco e le emozioni forti non vanno d'accordo. Ecco spiegata la chiesa, il carro del signor Pitzburg e, sì, anche quel bastardo di Ed Newton.

    Il sogno che ho appena fatto mi inquieta. Ero sola, stesa nell'erba bruciata, circondata da un bosco in fiamme, con la luna piena che mi accecava come fosse il sole di mezzogiorno. Vieni da me, diceva una voce, vieni. Era talmente reale che sento ancora il prurito della cenere sulle narici, nonostante lo sterco di cavallo. Mi da i brividi.

    La luce della luna mi batte fastidiosamente sul viso — non sarà come nel sogno, ma è comunque troppo luminosa stanotte. Sono anni che dormo sulla paglia della stalla, avvolta nelle coperte che usiamo come sottosella, quindi so come cedere al sonno anche in condizioni poco ottimali, ma questa sera faccio veramente fatica a riaddormentarmi.
    Basta. Rinuncio. Mi tolgo la coperta di dosso. Mi siedo. Mi alzo.
    Quando arrivo sulla porta della stalla, lei è la che mi guarda. Nel cielo, tonda come il tronco di un albero mozzato, quella dannata luna. Mi sta ancora chiamando
    Ma che diavolo è, penso, ma sono troppo attirata per resistere. In camicia da notte e scarponcini da lavoro, lasciatami la casa del nonno e la stalla alle spalle, mi incammino nel bosco.



    #BUMSOFSERE FTW!!!



    Edited by smöak - 7/11/2022, 11:23
     
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    1. LA CHIAMATA


    La Madre ti si rivela in sogno, invitandoti a raggiungere le tue Sorelle. Dove si svolgerà il Sabba? Cosa porterai con te?





    Non ho mai sognato. Non una volta in vita mia, che io ricordi, ho mai chiuso gli occhi per abbandonarmi ad una qualche dolce fantasia nata dal mio cervello per poter dimenticare, anche solo per qualche ora, com’era la vita al di fuori della mia testa. Mia madre dice che è di famiglia, esattamente come il potere che ci perseguita da generazioni – ancora, dopo tutto questo tempo, non sappiamo se è un bene o un male ma, secondo la mia unica genitrice rimasta, avere la fama di evoca-spiriti è quello che ci ha messo del pane tra le mani e un tetto sopra la testa.
    Siamo una famiglia di imbroglione, dice il parroco, “Tutte quelle donne sotto un tetto portano male”, diceva ogni volta che mia madre rifiutava la benedizione nei periodi di festa, scatenando indignazione nel vecchio uomo arcigno e nel resto del villaggio. Ho sempre pensato che ci avrebbe bruciate tutte e sette al rogo se non ci stessimo approcciando ad un’epoca troppo moderna per non considerarlo un crimine perseguibile, ma in fondo non aveva effettive prove che ci incastrassero. Facevamo sedute spiritiche, spesso finte, ormai troppo brave per distinguere la verità dal falso noi stesse, ma raramente evocavamo realmente spiriti ed altre entità su richiesta, seppur tutte egualmente abili nel farlo con uno schiocco di dita. Era quella la nostra eredità genetica, accompagnate dal non poter sognare. Una volta chiusi gli occhi vedevamo solo oscurità – “Ciò che ci aspetta una volta tirate le cuoia, figlie mie”, diceva mia madre infilzando un limone con un grosso spillo.
    Per questo, quando effettivamente sognai per la prima volta, mi resi conto che non poteva essere che un evento straordinario. Sognai di sentire qualcuno chiamare il mio nome, di balzare giù dal letto e correre fuori dalla mia stanza, ma la voce si allontanò, e io allora la seguii, sempre più lontana da casa, mentre le mie sorelle e mia madre mi guardavano uscire dalla porta e correre senza dire una parola, senza dirmi addio, senza dirmi di stare attenta e di mettere le scarpe se non volevo che mi cadessero le dita dei piedi per il freddo. Tendevo una mano come per afferrare qualcosa, qualcuno, senza accorgermi quanto lontano ormai fossi dal mio squallido villaggio di cattolici e peccatori, fino a quando non inciampai e finii con la faccia nella terra, svegliandomi di soprassalto… faccia in giù nel fango. Mi resi conto di aver camminato nel sonno; ero davvero lontano da casa, lontano dalle mie sorelle e da mia madre, dalle mie coperte e dal loro strano odore acre ma confortevole, dalla mia lampada ad olio che lanciava sulla stanza una luce giallastra. Ora ad illuminarmi c’era solo la luna, e sentivo ancora chiaramente una voce chiamarmi – la stessa del sogno. Ormai era tardi per tornare indietro e, non sentendo mia madre urlare il mio nome a squarciagola, mi alzai da terra, pronta a seguire qualcosa di più grande e spaventoso fino al centro della foresta.




    #BUMSOFSERE FTW!!!



    Edited by malutiampu. - 5/11/2022, 00:34
     
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    1. LA CHIAMATA


    La Madre ti si rivela in sogno, invitandoti a raggiungere le tue Sorelle. Dove si svolgerà il Sabba? Cosa porterai con te?







    L'erba è talmente alta che mi struscia contro i polpacci mentre cammino, e sono piuttosto sicura di aver pestato dell'ortica. La foresta è composta quasi unicamente da piante sempreverdi, ma ci sono le occasionali foglie rosse sul terreno che scricchiolano secche ogni volta che ci metto uno scarponcino sopra. Non ho freddo.
    Non è che voglia dire molto: io non ho mai freddo.
    Il tragitto è piuttosto lungo, sebbene non sia facile dire quanto tempo sia passato, senza il sole che si muove nel cielo. La luna è sempre visibile tra gli alberi, mia guida in questo viaggio, e sembra impossibile perché dannazione, come fa a spuntare anche in mezzo a queste fronde e questi rami altissimi? E' come se si spostassero al mio passaggio, anime servili che si fanno da parte per assicurarsi che Lei sia sempre la protagonista.
    Sono abituata a lavori pesanti, posso camminare anche per lunghi periodi. Capisco di essere arrivata quando la foresta si apre per lasciare spazio ad una radura. Ci sono altre ragazze che sembrano avere all'incirca la mia età. Non ne conosco nessuna, non sembrano venire dal mio villaggio. Alcune sembrano aver fatto molta strada, ma è possibile che altre vengano dagli altri villaggi che circondano il bosco. Siamo tutte, noto, in abiti da notte.
    In fondo alla radura c'è una casa. Un tipico cottage, ma non sembra vissuto. Così a primo impatto non potrei escludere che si tratti di una cabina per cacciatori. La porta è chiusa, e nessuna delle ragazze sembra intenzionata ad entrarci.
    La luna ha smesso di brillare così forte. Non ci sono dubbi, è il luogo dell'incontro.



    #BUMSOFSERE FTW!!!

     
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    1. LA CHIAMATA


    La Madre ti si rivela in sogno, invitandoti a raggiungere le tue Sorelle. Dove si svolgerà il Sabba? Cosa porterai con te?





    I rami e i detriti sul mio cammino avevano fatto sì che lasciassi tracce di sangue ovunque per il bosco, le gambe scoperte piene di piccoli tagli e le piante dei piedi doloranti, ma davo poco peso alla cosa. Mi arrampicai sulle zolle di terra, inciampai e mi rialzai come in una trance, arrivando in una piccola radura e risvegliandomi improvvisamente da quello che mi era sembrato davvero un sogno. Vedere tutte quelle ragazze lì mi aveva riportato all’improvviso sulla terra, e mi guardai le mani: sporche di terra, come la mia veste, le mie gambe e, supposi, i miei capelli. Per quanto avevo camminato? Non sapevo darmi risposta, ma la luna era ancora alta in cielo, quindi forse non per molto.
    Mi avvicinai alle altre ragazze, inconsciamente tutte posizionate a semicerchio, come se qualche forza sovrannaturale ci avesse spinte tutte nella stessa posizione ad attendere il nostro oratore. Una cabina si ergeva in fondo alla radura, ed emanava una strana energia che non riuscivo ad interpretare, e questo mi inquietò. Era ipnotica, esattamente come la voce che, supposi, aveva portato tutte qui, accompagnata dalla sensazione che qualcosa non andasse.
    Improvvisamente, aguzzando gli occhi, mi resi conto che la porta del cottage aveva cominciato a schiudersi, aprendosi poi per mostrare una figura che, a primo impatto, mi fu completamente sconosciuta, ma che all’improvviso mi fu tremendamente familiare, come fosse una persona che conoscevo da una vita, una persona che mi aveva curato e trattato con il giusto rispetto e che avrebbe dovuto farmi sentire a casa. Invece, per un motivo che non riuscivo a rendere chiaro nella mia testa improvvisamente offuscata dalla stanchezza e dal viaggio, mi sentii inquieta e un senso di solennità mi pervase, spingendomi a cercare di curare il mio aspetto disastrato, probabilmente peggiorandolo. Mi rivolsi alla ragazza alla mia sinistra, poi quella alla mia destra — aveva le scarpe, che comodità! — e la osservai prima di chiederle, spontaneamente, mentre la figura femminile continuava ad avvicinarsi: « Percepisci anche tu che qualcosa non va, vero? »




    #BUMSOFSERE FTW!!!

     
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